Nei primi decenni del XIII secolo gli abitanti della valle lungo il fiume Aterno fino alle pendici del Gran Sasso e alle balze di Lucoli si organizzarono, in chiave antifeudale, per fondare una città sulla collina tra i territori delle diocesi di Amiterno e Forcona.
Amiternum, città romana a pochi chilometri dall’Aquila, a cavallo del fiume Aterno, conserva ancora importanti monumenti – teatro e anfiteatro- civili e resti di ville urbane ed edifici sacri.
Forcona, è un sito archeologico nella parte est della città, presso Civita di Bagno, rappresentato da un importante edificio sacro, forse un tempio federato, servito da bagni e acque salutari provenienti dalla sovrastante montagna. È ancora possibile vedere i poderosi resti murari delle fondazioni.
La città dell’Aquila nasce nel momento storico di maggiore attrito tra potere papale ed imperiale che sin dall’inizio cercarono di rivendicarne la fondazione.
Nel 1259, sempre a causa dei dissidi tra papato e svevi, Manfredi, figlio di Federico II e ultimo sovrano del Regno delle due Sicilie di casa sveva, distrugge la prima edificazione dell’Aquila di cui non rimangono tracce se non per alcune porzioni murarie al di sotto della chiesa di San Flaviano.
Nel 1256 il Papa Alessandro IV soppresse la diocesi di Forcona che fu trasferita all’Aquila insieme al Santo Massimo di Aveia – altra città romana a dieci chilometri dall’Aquila al di sotto dell’odierno paese di Fossa- i cui resti furono traslati nella chiesa di Massimo e Giorgio, poi Duomo della città e parzialmente distrutto dal sisma del 2009.
Con l’arrivo di Carlo d’Angiò dalla Francia e la morte di Manfredi nella battaglia combattuta a Benevento nel 1266 tra angioini e svevi, si dette inizio alla ricostruzione della città col favore del D’Angiò.
Alla fondazione parteciparono quasi tutti i villaggi e i castelli – la tradizione vuole che fossero 99- della valle e delle montagne circostanti, edificando ognuno all’interno del lungo circuito murario la propria chiesa e la piazza e inurbando gli abitanti provenienti dagli originari luoghi.
La città si dotò di una cinta muraria e torri quadrangolari, porte rivolte verso ogni lato e porte monumentali e costruì la splendida Fontana delle 99 cannelle nel 1272 a imperituro ricordo di quella fondazione che aveva trasformato i contadini e gli artigiani dei villaggi in uomini liberi dai baroni e dai signori.
Proprio questa libertà produsse un governo scelto dai cittadini che nominavano un proprio Capitano che ebbe domicilio presso il Palazzo del Capitano a cui fu addossata la Torre Civica che nel cinquecento divenne il Palazzo di Margherita. figlia di Carlo V d’Asburgo, e governatrice della stessa città e dei possedimenti farnesiani in Abruzzo.
Nel 1294, nel mezzo della crisi papale, in città fu incoronato Papa l’eremita Pietro dal Morrone con il nome di Celestino V.
L’incoronazione avvenne nella importante chiesa di Santa Maria di Collemaggio, voluta pochi anni prima dallo stesso Pietro dal Morrone dopo che in quel luogo, poco distante dalla città, gli fu apparsa la Madonna.
Dopo la morte il corpo del Papa, dopo diverse traversie, fu inumato nella chiesa di Collemaggio entro uno splendido sepolcro monumentale.
Sempre nel 1294 durante il breve pontificato di Celestino V fu emanata la Bolla della Perdonanza che conferiva alla chiesa di Collemaggio il privilegio della remissione dei peccati, a certe condizioni, il giorno del 29 agosto, festa di San Giovanni Battista.
Da molti è considerato il primo Giubileo della Chiesa Cattolica che ogni anno si ripete in città.
Nel XIV ed il XV secolo la città si ingrandì ed entrò pienamente nella storia non solo del Regno di Napoli di cui faceva parte, ma di tutta la Penisola.
Città di mercato, di produzione – lana e zafferano, argenti e pietra- di alacri commercianti e nobiltà di spada.
Fu teatro di dinamiche commerciali, ma anche di politica cruenta che vide famiglie importanti combattersi e morire.
Tant’è che nel 1444 fu invitato, dal Vescovo cittadino, Bernardino da Siena a tentare di riappacificare le fazioni in lotta in città. Il 20 maggio dello stesso anno Bernardino morì all’Aquila ed a Lui fu consacrata anni dopo la Basilica di San Bernardino, uno dei monumenti più belli della città e lì fu inumato in uno splendido monumento funebre di produzione artistica aquilana.
Prima di quella data, nel 1423/24, la città ebbe a subire un lungo assedio dal Signore di Perugia Braccio Fortebraccio da Montone.
La lunga guerra, che vide scontrasi il Papa, la Regina di Napoli e alcuni tra i maggiori Signori e condottieri della Penisola, rafforzò la fama dell’Aquila che grazie al suo popolo contribuì alla sconfitta ed alla morte di Braccio.
Il 1529 fu l’anno che tutto cambiò per la storia, la libertà, l’economia e la società della città dell’Aquila.
Dopo complesse vicende storiche e politiche, che videro intrecciarsi gli interessi spagnoli, riuniti sotto l’Impero di Carlo V d’Asburgo – signore dell’Austria e di altre Provincie- e i francesi che sempre rivendicavano il Regno di Napoli, L’Aquila fu spogliata delle sue libertà e del suo contado, quel territorio originario che ne aveva consentito la nascita, la crescita e la ricchezza.
Con la nascita del Vice Regno di Napoli, affidato ad un Vice Re, L’Aquila fu infeudata e subì la sorte di una città soffocata da un governatore inviato da Napoli.
In quegli anni fu eretta la Fortezza Spagnola, volgarmente il Castello, Fortezza inespugnabile e militarmente all’avanguardia che rappresentò il simbolo della repressione spagnola verso le virtù cittadine e una certa autonomia politica economica.
I secoli XVI e XVII passarono tra tentativi di rivendicazioni e annichilamento dell’economia e della politica cittadina, ma videro la partecipazione della città a quei rinnovamenti religiosi ed artistici che caratterizzarono quei secoli come l’affermazione del barocco e la nascita di nuovi ordini religiosi.
Ultimo sussulto di gloria fu l’insediamento all’Aquila di Madama Margherita, figlia dell’Imperatore, che venne a governare la città dal 1569 e che rappresentò un rinnovato senso di importanza. Madama si insediò nell’antico Palazzo del Capitano che fu completamente rinnovato per l’occasione e che divenne il centro di una corte articolata e brillante fino alla morte nel 1586 di Margherita.
Il 1703 fu l’anno del disastroso terremoto che distrusse quasi completamente la città e ne dimezzò la popolazione con circa tremila morti.
I terremoti hanno spesso colpito la città nei secoli a causa del suo territorio sismico ricco di faglie: l’ultimo è quello del 2009 che ha provocato 309 vittime.
Dopo il sisma la città fu ricostruita sotto una veste architettonica nuova barocchizzando chiese e palazzi nobiliari secondo la nuova moda.
Alle volte l’architettura rinascimentale si è vestita delle nuove articolazioni e artifici decorativi, ma proteggendo la classicità di chiostri, cortili e ambiti urbani.